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martedì 10 gennaio 2017

GRUPPI PER DONNE ROMA

La rabbia, le ferite, l’intuito, la forza, la gestione del tempo e la resilienza sono temi che attraversano l’animo della donna da secoli, soprattutto per la donna moderna. Gli stereotipi e la civiltà li hanno da sempre soffocati ma attraverso la potenza del gruppo è possibile riappropriarsene.
La comunicazione e la condivisione ci aiuta a gestire vissuti di dolore, paura, solitudine incrementando la conoscenza di se stessi e la rinascita della propria essenza femminile.

Il gruppo sarà attivato al raggiungimento di 5 partecipanti e si terrà il Venerdì dalle ore 18,00 alle 19,30 con cadenza mensile nello studio di Via Sannio 37 Roma.
Il costo a partecipante sarà di 15 euro a incontro.

Per informazioni e prenotazioni contattare la Dott.ssa Veronica Dell’Oste cell. 3286389760 oppure email: veronicadelloste@gmail.com


giovedì 3 novembre 2016

PROJECT SPECTRUM


Nel 1967 filosofo Nelson Goodman fonda presso la Harvard Graduate School of Education il "Project Zero", un progetto di carattere interdisciplinare, che chiamava ad un confronto «sperimentale» studiosi di diverse prospettive concettuali, metodologie, sensibilità filosofiche ed artistiche. Il gruppo di ricerca indaga le modalità di formazione della conoscenza e le strategie di apprendimento. Negli anni '70, il Progetto si articola in due dipartimenti, sotto la direzione congiunta di David Perkins, il quale dirige il Cognitive Skills Group, orientato all'indagine delle capacità percettive e cognitive degli adulti, e di Howard Gardner, che dirige il Developmental Group, con l'accento sullo sviluppo delle capacità simboliche in bambini normali e particolarmente dotati.
Agli inizi degli anni ottanta il progetto compie una decisiva svolta in senso pedagogico. Oltre la metà degli studi realizzati riguardano modalità di applicazione ai programmi scolastici, dalle scuole dell'infanzia fino alle scuole superiori.

Nel 1984, dopo le teorizzazioni di Gardner sulle Intelligenze Multiple, parte Project Spectrum nelle università americane di Harvard e Tufts, cercando di definire una pedagogia alla quale gli insegnanti possano ispirarsi per organizzare la vita della classe e della scuola. Tutto questo si traduce, nella didattica, in un approccio teso a valorizzare le differenti potenzialità di ogni bambino, individuabili attraverso un'osservazione sistematica e condotta con criteri e strumenti validati scientificamente, ma sostanzialmente molto diversi dai tradizionali test di intelligenza.

Questa ricerca aveva come obiettivo quello di individuare i vari tipi di intelligenze presenti nei bambini, ma per far questo occorreva modificare le normali attività curricolari. Si è visto, in sostanza, che introducendo attività che aiutavano i bambini a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità in un certo ambito, si ottenevano dei miglioramenti a breve e lungo termine nell'apprendimento scolastico e nella motivazione a proseguire gli studi. Spectrum si è basato sull'assunto che ogni bambino ha un potenziale di sviluppo forte in una o in alcune aree di contenuto e che è responsabilità del sistema scolastico scoprirle e nutrirle. La valutazione alternativa si pone come ricerca di una scuola in grado di offrire il meglio per ognuno e per tutti. Una scuola alternativa, che ponga al centro l'apprendimento e l'alunno, guarda al futuro (T. Blythe, Gardner, 1993).


L’INTELLIGENZA EMOTIVA



Data la crisi dell’apprendere si iniziano a studiare le pratiche di apprendimento in contesti non educativi ma di vita quotidiana. Fondamentale è il contributo di Howard Gardner.
Lo studioso Howard Gardner, con la pubblicazione del suo libro Formae mentis (1983), introdusse al mondo scientifico ed accademico la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esiste una facoltà comune di intelligenza, bensì diverse forme di essa, ognuna indipendente dalle altre.
Con la sua opera Gardner mise in discussione la vecchia teoria di intelligenza e gli strumenti utilizzati per misurarla.
L’autore sottolinea come i test, sino ad allora utilizzati in Occidente (Stati Uniti e paesi sviluppati dell’Europa) per misurare e diagnosticare l’intelligenza di studenti e candidati, in occasione delle selezioni scolastiche o lavorative, andassero a considerare soltanto due tipi di intelligenza: quella linguistica e quella logico-matematica. Accanto ad esse, Gardner ne pone altre 5 che sono le seguenti:
  • l’intelligenza spaziale;
  • l’intelligenza sociale;
  • l’intelligenza introspettiva;
  • l’intelligenza corporeo cinestetica;
  • l’intelligenza musicale
Con l’avvento dell’era post industriale ed informatica contemporanea le capacità di collaborare in gruppo e di risolvere in un breve lasso di tempo problemi inaspettati ed improvvisi richiedono ai lavoratori un buon uso di competenze interpersonali (l’intelligenza introspettiva di cui parla Gardner) e del pensiero divergente, tipico delle menti creative. Secondo Gardner occorre fare un’ulteriore precisazione pedagogica: per camminare a passo con i propri tempi, la scuola attuale deve puntare alla formazione di giovani che abbiano teste “versatili”, ossia cervelli in grado di imparare sempre cose nuove e in grado di attivare una diversità di competenze in passato non richieste. Le vecchie generazioni imparavano, infatti, un mestiere e quello si tenevano per tutta la vita, potendosi adagiare sull’uso esclusivo di un tipo di intelligenza che la mansione da loro assunta aveva fin dall’inizio imposto e che l’addestramento ripetitivo di anni di lavoro aveva rafforzato, impedendo però la sperimentazione di altre intelligenze.
Fra le sette intelligenze teorizzate da Gardner poniamo la nostra attenzione sull’intelligenza sociale, successivamente divisa in:
-          Intelligenza Interpersonale: abilità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d’animo degli altri;
-          Intelligenza Intrapersonale: abilità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente accettabili;
Garden, però, rimane ancorato ad una definizione di intelligenza troppo cognitiva legata al momento di forte diffusione del cognitivismo. Ad ampliare il concetto di un intelligenza sociale arriva D.Goleman nel 1995 con la pubblicazione dell’ “L’intelligenza emotiva”, testo in cui l’autore riflette sulla crisi della società attuale e sul malessere emozionale crescente.

L’intelligenza emotiva è definita come “la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare”.

L’intelligenza emotiva è la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera costruttiva attraverso l’empatia e la comunicazione. L’empatia è la capacità di cogliere le emozioni degli altri, comprendendo il loro punto di vista, immedesimandosi nella loro situazione e rimanendo consapevoli del fatto che tali emozioni non ci appartengono. Per comunicazione Goleman intende invece la capacità di creare coerenza tra ciò che si dice e le proprie azioni (tra linguaggio verbale e non verbale), la capacità di saper ascoltare l’altro, mostrando interesse per le emozioni altrui.
D. Goleman va oltre la tesi delle Intelligenze multiple di Gardner e approfondisce due concetti:
-          la possibilità che l’intelligenza sia presente nelle emozioni
-          l’educabilità della stessa intelligenza.

Egli riconosce che, pur essendo l’Intelligenza Emotiva fondamentale come le capacità intellettuali, per molto tempo il ruolo dei sentimenti e delle emozioni sono stati trascurati.
Egli sottolinea come a guidarci nell’affrontare situazioni e compiti difficili e importanti, siano sia l’intelletto che le emozioni; dunque, essere in grado di conoscere e dominare le proprie emozioni, di riconoscere quelle degli altri e di gestire le relazioni con gli altri sono delle discriminanti fondamentali per il successo e il benessere di ciascun individuo.
Una persona che dispone di una buona intelligenza sociale è in grado di vivere la propria vita e le relazioni con gli altri in maniera più serena ed equilibrata. Essere in grado di comprendere il punto di vista dell’altro, di comunicare in maniera chiara le proprie emozioni ed i propri pensieri consente di evitare una serie di equivoci e malintesi con l’altro, di affrontare e gestire i conflitti con efficacia; permette, in generale, di vivere meglio ogni tipo di relazione con gli altri, da quella sentimentale a quella con i propri figli, passando per l’ambiente di lavoro.
Goleman sottolinea l’importanza di un’alfabetizzazione emozionale che venga impartita nelle scuole, portando ad esempio la disciplina della Scienza del sé elaborato da Karen Stone McCrown. La scienza del sé si pone l’obiettivo di innalzare il livello di competenza sociale ed emozionale nei ragazzi come parte della loro istruzione regolare.
Gardner, invece, propone Project Spectrum.

COSA NON SI IMPARA A SCUOLA



Tutti siamo consapevoli dell’enorme quantità di conoscenze che abbiamo imparato con successo fuori l’ambito scolastico o formativo. L’esempio più visibile è l’apprendimento del linguaggio. Il bambino impara a parlare dentro situazioni di interazioni significative per lui. La socializzazione linguistica è un esempio di come si può imparare sempre, in ogni occasione di interazione e partecipazione alle pratiche comunicative e culturali della comunità in cui si vive (Ochs, 1988).

Proprio lo scollamento tra conoscenza scolastica e conoscenza esperta ha prodotto numerosi studi (Rogoff, Lave, 1984, Sternberg Wagner,1986, Lave, 1988, Chaiklin, Lave,1993), in contesti di vita quotidiana. L’apprendere scolastico ha delle caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono da altre forme di apprendimento che avvengono fuori dalla scuola.  Lo studio che sottolinea questa netta distinzione è l’ormai classico articolo di Resnick (1987, trad. it. 1995) Learning in school and out.
La continuità tra i contesti scolastici ed extrascolastici non solo non avviene in maniera automatica, ma esiste una profonda diversità dell’ ”intelligenza formale” scolastica,  da quella “pratica” extrascolastica.

La discontinuità tra questi due contesti rischia di isolare e rendere inerti le conoscenze acquisite:
“Il processo di scolarizzazione sembra incoraggiare l’idea che il ‘gioco della scuola’ consista nell’imparare regole simboliche di vario tipo, senza supporre che ci sia molta continuità tra quello che si sa fuori e quello che si impara dentro la scuola. La scuola sta cominciando ad apparire sempre più isolata dal resto di ciò che facciamo”.(Resnick 1987, trad. it., 1995) .
In particolare dall’analisi di Resnick dei contesti scolastici ed extrascolastici si mettono a confronto quattro caratteristiche del funzionamento cognitivo degli individui:

1)Cognizione individuale a scuola versus cognizione condivisa al di fuori.
Il carattere delle attività svolte all’interno del contesto scolastico è prevalentemente individuale, si richiede ad ognuno di produrre e pensare in modo indipendente dagli altri (Zucchermaglio, 1996).
Al contrario il carattere delle attività svolte all’esterno della scuola è prevalentemente sociale: il lavoro, la vita personale e il divertimento.

2) Attività mentale pura nella scuola versus manipolazione di strumenti al di fuori.
All’interno della scuola la forma di attività prevalente è quella che valorizza il pensiero “puro”, ogni strumento “esterno” come libri e appunti è visto come un sussidio non permesso. Invece all’esterno della scuola, ad esempio, si ha la disponibilità di utilizzo del computer per una ricerca, del consiglio di una persona esperta etc.

3) Manipolazione di simboli a scuola versus ragionamento contestualizzato fuori della scuola.
L’attività scolastica si basa fondamentalmente sulla manipolazione di simboli, per esempio nella matematica dove i concetti difficilmente vengono utilizzati nella vita quotidiana.

4)Apprendimento di principi generali a scuola versus competenze specifiche richieste dalla situazione.  
Uno degli obiettivi principali della scuola è quello di insegnare capacità e principi teorici che abbiano carattere di generalità, applicabilità e trasferibilità in ogni contesto (Resnick

1987; Zucchermaglio 1996). Ma ciò che accade all'esterno della scuola è situato all'interno di determinate circostanze, quindi, notiamo come le attività richiedono competenze specifiche per la situazione (Resnick 1987) e dunque dipendenti dalle risorse e dai vincoli dei contesti d’uso (Zucchermaglio 1996).

venerdì 20 maggio 2016

I GRUPPI DI MUTUO AUTO AIUTO


Sono Aprofessionali (meno burocratiche, economiche, accessibili), orientati sui pari che vivono un bisogno o disagio e si basano sulla responsabilità e partecipazione dei membri che sono al tempo stesso prestatori e fruitori di cure.

I primi gruppi di mutuo auto aiuto risalgono al 1935 negli Stati Uniti ad Akron con l’istituzione degli AA Alcolisti anonimi grazie all’iniziativa dei fondatori Bill Wilson e Bob Smith, due medici ex alcolisti che cedettero fortemente nel poter rimanere sobri grazie al sostegno reciproco.
L’OMS li definisce i Self-help come l’insieme di tutte le misure adottate da non professionisti per promuovere, mantenere o recuperare la salute di una determinata comunità.
Katz e Bender, 1976, definiscono i self help come strutture di piccolo gruppo a base volontaria finalizzate al mutuo aiuto e al raggiungimento di scopi particolari.
  • -          Sono formati da pari che si uniscono per assicurarsi reciproca assistenza nel soddisfare bisogni comuni, per superare una disabilità o un problema comune o per impegnarsi in cambiamenti personali o sociali.
  • -          I promotori hanno la convinzione che i loro bisogni non possono essere soddisfatti dalle normali istituzioni.
  • -          Enfatizzano le relazioni sociali faccia a faccia e il senso di responsabilità personale dei membri.
  • -          Assicurano sostegno emotivo e assistenza materiale, in alcuni casi sono orientati a qualche “causa” proponendo ideologia o valori che conferiscono identità personale.

Per gli autori citati i gruppi possono essere:
  •  Autocentrati ovvero focalizzati sugli interessi dei partecipanti (focalizzati sull’autorealizzazione e crescita personale)
  • Eterocentrati con scopi generali più ampi (difesa sociale, lotta all’emarginazione, creare nuovi modelli di vita)
  • Gruppi misti

Per Francescato e Putton (1995) possiamo invece classificare i gruppi self help per caratteristiche dei problemi:
-          Controllo del comportamento (AA)
-          Portatori di disabilità o malattie croniche
-          Gruppi di parenti di persone con problemi gravi (l’efficacia è nel sostegno emotivo, informativo e strumentale)
-          Gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi (lutto) (l’efficacia è nel sostegno sociale)

"L’intento comune di tutti i gruppi di auto - aiuto è quello di trasformare coloro che domandano aiuto in persone in grado di fornirlo" (Martini, Sequi, 1988 ), aumentando la padronanza e il controllo sui problemi.
La persona che aiuta aumenta il proprio senso di autocontrollo e competenza personale, riceve riconoscimento, si sente meno dipendente, ha l’opportunità di “osservarsi” dall’esterno e di apprendere avvertendo equilibrio tra dare e avere.
Novità
Stanno nascendo dei gruppi di self-help via internet per dipendenti da internet, da gioco o per problematiche legate al transessualismo o all’omosessualità.
 


martedì 22 marzo 2016

Ad ogni donna, oggi, é richiesto di possedere mille capacità, deve lavorare e curare il focolaio domestico, deve essere forte e gentile allo stesso tempo, crescere i figli e coltivare i propri interessi, deve rispondere alle continue richieste della società allontanandosi dalla reale natura e dai bisogni della propria anima.
Attraverso le storie narrate da Clarissa Pinkola Estes in “Donne che corrono coi lupi” sarà possibile in un contesto protetto e tutto femminile, raccontare e condividere i propri vissuti per riscoprire le radici della propria natura.


Obiettivi
Gli incontri si propongono di affrontare le questioni dell'anima femminile per conoscere la propria femminilità e migliorare il rapporto con se stesse. La donna, da sempre, sente in modo diverso dall'altro sesso, manifestando una sensibilità' che nella storia é stata domata, usata, manipolata e negata. Entrando in contatto con le proprie emozioni si riconquista una forza innata.

Metodologia
Incontri di gruppo in cui, attraverso l’utilizzo della lettura del libro, della musica e del movimento corporeo, le partecipanti potranno entrare in contatto con se stesse e potenziare le proprie risorse personali.



Partecipanti
Donne desiderose di essere attive e coscienti nel Divenire del proprio Essere. Essere libere dagli stereotipi di sottomissione che hanno dominato per secoli.

Quando
Il gruppo si incontra di solito la domenica mattina alle ore 10.00-11.30 con cadenza mensile.
Gli incontri saranno condotti dalla Psicoterapeuta Dott.ssa Veronica Dell’Oste.
Il costo a partecipante sarà di 15 euro per il gruppo d'incontro.

Dove
Presso il centro Erba Sacra di Fiumicino in Via Passo Buole 117 Fiumicino

Informazioni e Prenotazioni
Contattatemi tramite il form, email veronicadelloste@gmail.com oppure 3286389760