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giovedì 27 novembre 2014


LE MIE ATTIVITA'

AREA CLINICA

Consulenza Psicologica, Psicoterapia individuale, di coppia e di gruppo
Svolgo attività clinica seguendo il modello di Psicoterapia Strategica Integrata nei seguenti campi: 
  • Disturbi d’Ansia, di Panico e Fobie
  • Depressione
  • Dipendenze da sostanza e senza sostanza, in particolare alcoolismo e gioco d'azzardo
  • Disturbi sessuali 
  • Disturbi del comportamento alimentare
  • Disturbi post traumatici da stress (lutto, perdite, eventi traumatici, ecc.)
  • Sostegno alla genitorialità
  • Consulente Tecnico di Parte in ambito civile

AREA FORMAZIONE

Didatta per le materie di:
  • Preparazione alla terza prova dell'Esame di Stato per Psicologi
  • Teorie della Formazione
  • Comunicazione
  • Sessualità come linguaggio

Ricevo per appuntamento a Roma e Fiumicino presso i seguenti studi:
- Roma: Via Sannio 37 int.18 (zona San Giovanni)
- Fiumicino: Via Portuense 2482
Contatti:
tel: 3286389760
email: veronicadelloste@gmail.com
La Sessualità

Con il termine sessualità si fa riferimento ad un ampio spettro di comportamenti. Spesso si tende a ridurre la sessualità al solo rapporto sessuale, all’atto biologico della riproduzione e al solo fine di procreazione.
Da una prima distinzione si possono osservare gli atti sessuali come la masturbazione, un bacio o la penetrazione e comportamenti sessuali come baciare una ragazza, corteggiare, essere seduttivi nell’abbigliamento o guardare un filmato porno.
Un’altra distinzione possibile è legare l’attività sessuale ad uno scopo riproduttivo o ricreativo. Nel primo caso i rapporti hanno il fine di generare una nuova vita portando con sé aspetti positivi e negativi, positivi per il piacere di essere genitori e negativi per il carico di responsabilità e cambiamenti. Nel secondo caso l’attività è legata al piacere fisiologico associato all’ampia gamma di atti sessuali e quindi all’elevato rinforzo intrinseco che porta alla ripetizione degli atti.
Per avere una visione più completa della sessualità possiamo analizzare:
¡  Aspetto biologico
¡  Aspetto emozionale
¡  Aspetto culturale
¡  Aspetto sociale

Aspetto biologico
L’eccitamento sessuale è presente fin dalla nascita ed è presente in tutti gli esseri umani. Fin dalla nascita si possono osservare dei comportamenti sessuali legati al piacere come prendere il latte dal seno materno, toccarsi o cercare le carezze dell’altro. Se consideriamo solo l’aspetto biologico potremmo incorrere nella visione della sessualità come dimensione fruibile solo da persone con un apparato biologico sano e funzionale. Un corpo che non è solo fonte di dolore ma può diventare fonte di piacere e conoscenza di sé. In realtà questa è una visione molto limitante poiché anche le persone con un corpo “non completamente sano” possono godere dei piaceri della sessualità.
Aspetto emozionale
Nell’analizzare l’aspetto emozionale e motivazionale possiamo fare riferimento alla Teoria centrata sui bisogni attraverso la Piramide dei Bisogni di Maslow, il quale ha fornito una categorizzazione delle principali necessità umane, ponendole all’interno di una struttura gerarchica, dai bisogni più immaturi e caratteristici di civiltà evolute. Egli asserisce che gli individui soddisfano i loro bisogni in senso ascendente e che i bisogni di ogni livello devono essere soddisfatti,


quantomeno parzialmente, affinché i bisogni di livello superiore possono manifestarsi. L’ordine gerarchico di questi bisogni stabilisce anche l’ordine di priorità nella loro soddisfazione: l’implicazione pratica di questa concezione è che un dato elemento può servire a motivare un individuo soltanto se riesce a soddisfare il livello ancora insoddisfatto nella gerarchia dei bisogni individuali. Per raggiungere il benessere psicologico e migliorare la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno con una diminuzione della frustrazione e dell'aggressività bisogna soddisfare il proprio bisogno sessuale in modo da poter raggiungere i livelli alti della piramide e permettere una piena realizzazione personale.
La sessualità è sempre meno percepita per quello che è, rischiando di essere eccessivamente enfatizzata come realtà illimitata o, inversamente, di essere ulteriormente tabuizzata e rimossa.
 La componente più importante della sessualità è la potente capacità relazionale.
La sessualità riveste anche un’importanza decisiva per l’articolarsi delle relazioni sociali.
È un potente vettore comunicativo, una delle prime informazioni che ci dà è la differenza tra femminile e maschile.
Aspetto culturale e sociale
I fattori socio-culturali e biologici influenzano l’orientamento sessuale (eterosessuale, omosessuale o bisessuale) così come l’autoesplorazione è utile per lo sviluppo dell’identità di genere.
Il linguaggio
Ma parlare di sessualità è ancora molto difficile perché è un ambito complesso, è un tabù, è circondato da pregiudizi, scarsa cultura e linguaggio non adatto. La difficoltà maggiore è l’alto grado di coinvolgimento intimo corporea e psicologico, più di ogni altro ambito della vita umana.
 Pensiamo per esempio a tutte le parole che abbiamo a disposizione per indicare gli organi sessuali. In ambito sessuale esiste una sovrabbondanza di linguaggio molto più forte che in altre aree.
La volgarità che di solito si usa per descrivere la sessualità può essere indice di pensieri e comportamenti volgari
La televisione e il cinema, e più ancora il sistema pubblicitario, alimentano la nascita di stereotipi e di status-symbols, improntati a una concezione meramente edonistica e ludica del sesso, dalla quale è del tutto assente la dimensione relazionale.




martedì 4 novembre 2014

Che differenza c'è tra psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista e psichiatra?
Lo psicologo è un professionista che, dopo la Laurea in Psicologia, ha svolto un tirocinio e superato l'esame di Stato, iscrivendosi in seguito all'Albo Professionale (senza l'iscrizione all'Albo si è solo "dottore in psicologia").
Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni, interventi di prevenzione, ma non cura. L'unica eccezione è costituita dagli specializzandi in psicoterapia, i quali a partire dal terzo anno di frequenza, pur non avendo ancora ufficialmente il titolo, possono praticare, purché supportati da supervisori della scuola frequentata.

Lo psicoterapeuta è un professionista che ha proseguito il percorso di formazione, di cui l'Ordine ha riconosciuto la validità iscrivendolo all'Elenco degli psicoterapeuti.
E' colui che lavora per eliminare il sintomo, la patologia, il disagio e aiutare la persona a muoversi verso una condizione di benessere, di maggior consapevolezza.
psicoanalisi R Cacioppo
Non utilizza farmaci per lavorare con i pazienti, anche se nei casi di necessità può avvalersi della collaborazione di uno psichiatra che si occupi in maniera specifica della terapia farmacologica.

Lo psicoanalista è un professionista che ha seguito una formazione analitica, freudiana o post freudiana (classicamente lavora col lettino).  Il suo è un lavoro "del profondo", perchè non si limita alla cura dei sintomi, ma finalizza l'esplorazione dell'inconscio ad un maggiore adattamento al presente e ad una migliore conoscenza di sé.

Lo psichiatra è un medico – laureato quindi presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia – che ha conseguito una medico R Cacioppospecializzazione  in psichiatria.
Si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali,  servendosi di quei metodi, tecniche e strumenti di tipo fisico e farmaceutico, che sono propri della psichiatria.



Tratto da www.psicoterapia-milano.it

lunedì 23 giugno 2014

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

La Comunicazione Non Verbale è “tutto ciò che non è parola” e non è linguaggio verbale ma è comunque un interscambio dinamico, una trasmissione di contenuti, una costruzione e condivisione di significati (Bonaiuto, Maricchiolo, 2003). Molti autori , tra cui Argyle (1975), chiamano questo tipo di comunicazione “linguaggio del corpo” (bodily communication) proprio perché i movimenti del corpo, del viso, la spazialità di esso e tutti i più piccoli cenni di moto sono dei grandissimi veicoli di messaggi comunicativi.

La componente verbale e non verbale della comunicazione umana sono nella maggior parte dei casi compresenti nell’episodio comunicativo, supportando il messaggio oppure contraddicendolo, creando a volte ambiguità e confusione nella decodifica. Il comportamento non verbale è, secondo Patterson (1982) una risposta ai comportamenti non verbale dei propri interlocutori non come semplice reazione ma come comportamento funzionale al perseguimento di scopi sociali come la persuasione o l’influenza sociale. Diventa difficile controllare le reazioni del comportamento non verbale seguendo i propri stati affettivi mentre è più semplice quando sono dettate da regole sociali e culturali in determinati contesti. Per esempio mostrare un sorriso al proprio capo dopo avervi chiesto di lavorare oltre l’orario di lavoro quando in realtà non avreste voluto accettare.

mercoledì 18 giugno 2014

LA FORMAZIONE PSICOSOCIALE

Il concetto di formazione si può definire come un processo di crescita finalizzato all’acquisizione di conoscenza, abilità e atteggiamenti inerenti il know how dell’individuo al fine di allargare i confini professionali e aumentare le potenzialità di sviluppo in ambito lavorativo (Favretto, 1999).
La formazione psicosociale
La formazione psicosociale interviene per modificare strategie di comportamento stereotipate e automatiche che non favoriscono la tendenza all’esplorazione e all’analisi necessarie ad uno sviluppo dei processi organizzativi. La formazione è incentrata sulla trasformazione delle differenti componenti dell’organizzazione attraverso l’analisi e implementazione delle competenze e dei modelli relazionali. Ci sono varie tipologie di formazione, noi prenderemo in esame la formazione psicosociale perché pone l’attenzione sulle realtà gruppali, sulle dinamiche soggettive e motivazionali, su una riflessione dei ruoli professionali, sui legami di appartenenza al contesto lavorativo, sulla necessità di un modello da seguire che appartiene ai destinatari e su obiettivi condivisi e accettati dai soggetti. La formazione è incentrata sui processi individuali, collettivi e dei relativi modelli relazionali. Questo significa capacità di controllo e comprensione delle dinamiche dell’individuo nell’organizzazione, leggendone i conflitti e i problemi strutturali (analisi della fenomenologia strutturale). Questo è un intervento che opera a livello profondo e globale, innescando un processo che renda gli individui soggetti Attivi di Cambiamento e sviluppando elaborazioni autonome con proprie strategie di intervento. L’azione formativa si incentra sui rapporti sociali fra i vari componenti e interviene per apportare un cambiamento individuale e organizzativo, tale cambiamento può anche non avvenire se le modalità già in atto sono troppo cristallizzate e automatizzate (organizzazioni molto burocratizzate). La formazione ha un rapporto duplice e interdipendente con la cultura dell’organizzazione, per esempio in una cultura autoritaria o gerarchica la formazione può essere utilizzata per nascondere tensioni e conflitti così da rendere l’intervento una perdita di tempo oppure attuarlo solo all’ambito del lavoro. La formazione psicosociale predilige il piccolo gruppo che deve avere alcune condizioni fondamentali:
-         Appartenenza alla stessa organizzazione
-         Condizione di apertura
-         Sospensione del lavoro per il corso
-         Composizione: livello orizzontale o verticale nell’organigramma, omogeneità o eterogeneità professionale, concentrazione o differenziazione territoriale, stabilità o mobilità dei partecipanti, omogeneità o disomogeneità di anzianità
-         Durata del tempo di maturazione alternato da momenti formativi e momenti lavorativi.
La concezione della formazione come strumento gestionale è uno strumento fondamentale dell’utilizzo delle risorse umane poiché la formazione incide sull’organizzazione attraverso il cambiamento degli assetti sociali. Per gestire le risorse si può utilizzare la formazione diventando lo strumento per sostenere il capo, si fa in modo che le competenze del formatore vengano trasferite al gestore delle risorse (capi, responsabili) per sviluppare quelle dei dipendenti.

In questa società della conoscenza è essenziale che l’organizzazione apprenda a tutti i livelli per rimanere innovativa e adattarsi ai mutamenti dell’ambiente. Anche la formazione si deve rinnovare poiché cambiano continuamente i contenuti del lavoro. 

martedì 10 giugno 2014

CORSO DI FORMAZIONE "LAVORARE COME FORMATORE"

In un momento storico con un tasso così alto di disoccupazione, l’unica domanda che tende a crescere è quella della formazione, cercando di aumentare le proprie competenze per immettersi nuovamente sul mercato del lavoro. Si apre, quindi, per il libero professionista l’occasione di gestire lui stesso dei corsi, provvedendo alla progettazione, divulgazione, attuazione e valutazione di questi.
Sui processi di apprendimento nei contesti lavorativi si è posto sempre l’accento sulla necessità di metodi diversi dai tradizionali modelli scolastici. Si evidenziava il continuo gap esistente fra le richieste del mondo del lavoro e la preparazione scolastica. Da qui anche la crescente domanda di formazione da parte delle aziende per colmare le carenze e valorizzare le competenze trasversali (comunicative, relazionali, di gestione dei problemi, organizzative) così necessarie nell’attuale panorama dell’era post industriale. La psicologia, nei programmi di formazione, è la pratica che meglio può valorizzare tali competenze attraverso una visione psicosociale della formazione.

PARTECIPANTI

Il corso è rivolto a tutti coloro che intendono inserirsi nel mercato della formazione e differenziarsi qualitativamente dalle pseudo professioni, valorizzandone le caratteristiche della comunicazione.
Il corso sarà attivato con un minimo di 5 partecipanti fino a un massimo di 12.

OBIETTIVI

 Attraverso le esercitazioni pratiche e la costruzione di un corso di formazione sarà possibile apprendere il ruolo del formatore
  • sviluppare le competenze per strutturare un corso di formazione in ottica psicosociale
  • sviluppare le competenze per rendere concorrenziale e promuovere un corso di formazione
Alla fine del corso sarà prevista una valutazione dei progetti realizzati per la possibile attivazione dei lavori migliori.

DURATA

Giornate della durata di 7,5 ore ciascuna dalle 10.00 alle 18.30 per un totale di 30 ore. 
Date: 14, 15 e 28 Febbraio, 1 Marzo. 

 LUOGO

 Gli incontri si svolgeranno a Roma, Via Sannio, 37 (30 metri dalla fermata della metro A – San Giovanni).

COSTI E ISCRIZIONI

Il corso ha un costo complessivo di 250 euro. La quota di iscrizione di euro 50 dovrà essere versata inizialmente per la prenotazione del corso e il saldo da versare entro il 28 Marzo 2014.
Per il pagamento è possibile recarsi in sede, previo appuntamento, oppure tramite bonifico bancario.
I candidati che desiderano iscriversi al corso devono inviare il proprio CV e la ricevuta del versamento della quota di iscrizione all’indirizzo mail: info@pianetapsicologia.com

ATTESTATO

Il corso prevede la consegna dell’Attestato di Partecipazione a coloro che avranno frequentato almeno l’80% delle giornate d’aula.

CALENDARIO LEZIONI D’AULA


1 GIORNATA 
  • Le fasi della formazione
  • Comprendere e gestire i meccanismi alla base di un corso di formazione
  • Analisi della domanda e analisi dei bisogni
  • I principali strumenti per iniziare il lavoro: briefing, affiancamenti, interviste, focus group, questionari, etc…
  • La comunicazione
  • Curare l’aspetto grafico dei supporti cartacei o informatici
  • Parlare in pubblico.

2 GIORNATA 
  • Macroprogettazione
  • Strumenti pratici per l’analisi della concorrenza
  • Orientarsi a nuovi spazi di mercato
  • Differenziare l’offerta formativa
  • L’innovazione di valore
  • Formulare una strategia per l’abbattimento della concorrenza
  • Le caratteristiche di una buona strategia

     
 3 GIORNATA 
  • Microprogettazione
  • Sperimentarsi nell’analisi della concorrenza attraverso gli strumenti appresi
  • Ridefinire i confini del mercato:
  • I settori alternativi
  • I gruppi strategici in cui è diviso il settore
  • L’offerta di servizi complementari
  • L’appeal funzionale ed emotivo esercitato
  • Analisi dei cambiamenti nel tempo
  • Costruzione della propria strategia di mercato

4 GIORNATA 
  • Giochi d’aula
  • Presentazioni creative
     
5 GIORNATA 
  • Valutazione in itinere e finale
  • Come utilizzare gli strumenti informatici per la valutazione del corso
  • Presentazione dei lavori svolti

venerdì 2 maggio 2014

Sono Lieta di invitarla/o alla 

Presentazione della ricerca
“LA SESSUALITA’ NELLA DISABILITA’”
Sala Conferenze Villa Guglielmi
Via del Faro 62
Ore 18,30
 
Venerdì 9 maggio alle ore 18,30 presso la sala conferenze di Villa Guglielmi a Fiumicino si terrà un incontro di presentazione della ricerca “La sessualità nella disabilità” .
 
L’iniziativa attivata dall’IISS Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma e dall’Associazione Pianeta Psicologia si svolge con il patrocinio del Comune di Fiumicino –Assessorato ai Servizi Sociali.
 
La ricerca si pone l’ obiettivo di indagare la possibile relazione di alcune variabili inerenti la sessualità e le persone che circondano il disabile, in particolare gli operatori socio-assistenziali e i genitori. Iniziare a capirne gli atteggiamenti, i pregiudizi e difficoltà legate al tema apre la possibilità di nuovi scenari dove si miri a togliere il disabile dall’isolamento e a promuovere una socializzazione che favorisca dei rapporti affettivi e relazionali.
Ciò anche alla luce del nuovo disegno di legge in presentazione al Senato per l’istituzione della figura dell’assistente per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone disabili. Grazie ad un questionario che sarà presentato e distribuito a partire dal 9 maggio tra le associazioni e gli enti del territorio di Fiumicino si andrà ad indagare l’opinione dei partecipanti rispetto al tema della sessualità nelle persone diversamente abili.
L'evento sarà un'occasione per conoscere il tema e iniziare ad abbattere alcuni tabù.
 
Illustra la ricerca la Dott.ssa Veronica Dell’Oste psicologa e specializzanda in Psicoterapia ad Approccio Strategico Integrato, lavora nell’ambito clinico e della formazione. Fa parte del gruppo di lavoro Formazione e Qualità in psicoterapia presso l’Ordine degli Psicologi del Lazio. Ha svolto una serie di seminari sul territorio di Fiumicino.

All’evento sarà presente il Prof. Fabrizio Quattrini psicologo psicoterapeuta, con un'esperienza quindicinale nella terapia sessuologica integrata rivolta a single e a coppie in difficoltà e autore di numerose pubblicazioni scientifiche e docente dell'insegnamento di Clinica delle Parafilie e della Devianza presso l'Università dell'Aquila e di Psicologia della Salute e Nuove Dipendenze presso l'Università di Chieti.
  
Presenziano l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Fiumicino Dott. Paolo Calicchio e il Presidente della Commissione Sociale del Comune di Fiumicino Dott. Angelo Petrillo.



Distinti Saluti
Dott.ssa Veronica Dell'Oste

giovedì 6 marzo 2014

Disabilità e Sessualità

E’ inimmaginabile negare alle persone con handicap il diritto di amare, non si può negare in toto la dimensione dell’affettività e della sessualità.

In Italia gli studi sulla sessualità del disabile sottolineano spesso in termini anche drammatici la pesantezza e le difficoltà di gestione di questa area, sia da parte dei genitori che di coloro che intervengono professionalmente. La sessualità spesso irrompe nello svolgimento delle attività quotidiane di una struttura o di una famiglia e si presenta come qualcosa di inatteso, che sorprende e scombina i piani, provocando nei familiari e negli operatori un forte senso di disagio e timore di essere inadeguati mandando all'aria il modo concreto e quotidiano del "prendersi cura".
Successivamente, dagli anni ’90, assistiamo ad un consistente aumento di contributi teorici, anche nel web attraverso forum, e di esperienze formative che vengono avviate nella rete dei servizi sociali.
Tra i lavori più importanti troviamo una sintesi dei lavori di riflessione sulla sessualità nelle persone diversamente abili scritta del professor Ennio Dall’Aglio (1994) nel volume “Handicap e Collasso familiare” che riporta e richiama alcune pubblicazioni sull’argomento almeno fino ai primi anni novanta. Il lavoro di Dall’Aglio studia la sessualità soprattutto in relazione ai minori disabili osservando un atteggiamento di profonda ambivalenza. Da una parte si tende a riconoscere ed accettare l’attività sessuale del disabile, dall’altra vi è il timore che la sessualità si accompagni a spinte “emancipatorie-conflittuali” e a disordini comportamentali, fino alla preoccupazione di procreazioni indesiderate. Tali dinamiche si fanno più intense in adolescenza e i genitori intensificano le loro posizioni ed opere di controllo sociale.
Un recente lavoro di ricerca è stato svolto da Stefano Federici e pubblicato nel libro “Sessualità alter-abili” (2002). In questo lavoro Federici cerca di descrivere lo stato reale di come viene pensato il tema della sessualità e come viene gestito nei centri che si occupano di persone disabili in Italia. Lo strumento utilizzato è l’intervista semi-strutturata somministrata a responsabili educativi, psicologi, operatori che si trovano a dover gestire il problema della sessualità. Utilizzando questo metodo Federici riesce ad avere una panoramica generale dei vissuti della sessualità all’interno dei centri per disabili.
Da queste interviste emerge nettamente una separazione tra quanto viene detto nelle ricerche, discussioni teoriche e interviste, e quanto poi viene agito sul piano delle decisioni con la presenza della repressione e del permesso rispetto alla sessualità vissuta dei soggetti diversamente abili.

Temi come l’omosessualità, il rapporto di coppia completo, una possibile vita coniugale di due soggetti disabili spesso sono ancora lontani dall’essere presi in dovuta considerazione anche perché molto difficili da trattare ma che andranno al più presto affrontati se si vuole dare una risposta valida e completa al bisogno e al diritto di  autonomia della persona disabile.
Molte sono le paure e le difficoltà nel parlare di questo argomento poiché l’handicap rimanda a condizioni di difficoltà, di malattia, di emarginazione, di diversità e di morte. Accanto a queste, però, ci sono anche bisogni, necessità, carezze, sentimenti che non si possono togliere ad un essere umano solo perché diverso in una sua parte fisica o mentale. Molte difficoltà vengono poste dalle situazioni oggettive problematiche, dalla cultura di riferimento, dall’incapacità di mettersi in discussione e di affrontare una sessualità diversa senza scontrarsi con la propria.
La sessualità è un’ espressione fondamentale dell'essere umano, è un fenomeno complesso che vede coinvolte influenze psicologiche, biologiche e culturali. Viene inserito alla base nella piramide dei bisogni di Maslow (1954) come bisogno fisiologico e dall’altra parte Malinowski afferma “il sesso, nel suo significato più ampio… è più una forza sociologica e culturale che una mera relazione fisica fra due individui” (1929, p.23).
La sessualità non può, quindi, essere ridotta alla dimensione genitale del sesso, ma comprende una vasta gamma di aspetti culturali e sociologici come pure di sensazioni ed emozioni. La sessualità è così anche relazione, comunicazione e scambio di piacere.
Non bisogna ritenere che sia impossibile per le persone con disabilità avere una vita sessuale soddisfacente o ritenerle come un eterno bambino, cosa che succede molto spesso con i disabili psichici (Valente Torre, 1987). Sarebbe utile insegnare alle persone che ruotano intorno al diversamente abile ad affrontare questi argomenti in maniera serena e a far acquisire una cosiddetta normalità attraverso l’accettazione della diversità del proprio corpo, riconoscerne i limiti, sia fisici, psichici o sensoriali, e stimolarne le potenzialità verso una condizione sociale che li renda più autonomi e che rafforzi la propria identità. In questa visione non può mancare un percorso di autonomia verso una sessualità possibile e autogestita fatta non solo da rapporti sessuali completi ma da gesti che possono essere carezze, baci, tenersi la mano o stare al telefono con il proprio partner.




domenica 12 gennaio 2014

SESSO E DISABILITA': L'ASSISTENZA SESSUALE ASSISTITA

Le manifestazioni sessuali degli disabili suscitano, ancora oggi, reazioni di paura e di disagio che possono essere attenuati da una maggiore informazione e consapevolezza dell’argomento.
E’ auspicabile parlare della possibilità per le persone diversamente abili di soddisfare un bisogno primario quale quello sessuale come la voglia di dare un bacio, di ricevere carezze, essere coccolati e di sentirsi uniti ad un'altra persona. Tali necessità appartengono ad ogni essere umano, disabile o normodotato. Per percorrere questa strada è necessario che tutti gli individui vicini alle persone con disabilità abbattano le barriere del pregiudizio e le paure per intraprendere un’azione sociale che miri a togliere il disabile dall’isolamento e a promuovere una socializzazione che favorisca dei rapporti affettivi e relazionali.
E' necessario indagare la possibile relazione di alcune variabili inerenti la sessualità e le persone che circondano il disabile, in particolare gli operatori socio-assistenziali e i genitori in relazione alle possibili conoscenze, atteggiamenti, reazioni, stati d’animo di fronte ai comportamenti erotico-sessuali degli utenti.
Ci si domanda dove e come si pone l’adulto, operatore o genitore, rispetto al comportamento sessuale problematico, quali rischi si percepiscono, quali sono i desideri delle persone coinvolte nella dimensione quotidiana della vita menomata che emergono rispetto ad una sessualità che può essere considerata “deviata”, se si cerca di correggere, difendere, negare, opprimere tali impulsi oppure si accettano e incoraggiano nella consapevolezza di una crescita verso l’indipendenza.
Il resto dell’Europa si presenta molto sensibile a questo tema, instaurando in alcuni paesi un servizio di assistenza sessuale ovvero prestazioni sessuali e/o di “tenerezza” per disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, da parte di assistenti formati appositamente che si recano nel domicilio dell’utente o negli Istituti. l’Europa già dagli anni ’80, soprattutto in Germania e Paesi Bassi, ha istituito dei “servizi di assistenza sessuale” gestiti da associazioni come la SAR (Associazione per le Relazioni Alternative) nei Paesi Bassi e la SENIS in Germania. Il servizio in alcuni paesi come l’Olanda viene rimborsato direttamente dall’Ente per la Sicurezza Sociale altrimenti è a carico dei singoli utenti. Il servizio consente l’espressione dei bisogni sessuali ma non solo. Cerca infatti di sviluppare un’esperienza affettiva e non una pura e fredda prestazione sessuale che potrebbe mortificare o sarebbe impossibile da raggiungere per alcune tipologie di utente. 
Gli operatori vengono formati appositamente e lavorano in modo volontario senza essere incatenati al mondo della prostituzione, offrono carezze, parole, atmosfere calorose e protette dove l’handicap non sia considerato come un limite all’appagamento dei bisogni sessuali e affettivi, inoltre i rapporti sono protetti dal rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale. Le modalità di selezione degli assistenti sessuali sono assolutamente rigorose e questa selezione prevede un difficile percorso.
Nel 2004 la FaBS (Fachstelle Behinderung und Sexualität) diede inizio alla prima formazione per assistenti sessuali, come percorso finale di un processo educativo molto complesso centrato sul rispetto dell'altro, sull'etica e sull'ascolto. Questo tipo di formazione è già attiva in Germania, Gran Bretagna, Olanda e Paesi Scandinavi. Questi progetti nascono dalla necessità di rispondere al semplice bisogno del portatore di handicap di avere un'intimità propria che migliori la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno con una diminuzione della frustrazione e dell'aggressività conseguente alla gratificazione di una parte così importante dei bisogni primari.
Molti possono essere gli aspetti positivi e negativi. A fianco dei dubbi morali, etici, organizzativi e legislativi, c’è la mancanza di una vera integrazione del diversamente abile e del riconoscimento di tutti i suoi diritti, c’è la mancanza di vivere la sessualità in modo più appagante all’interno di una relazione d’amore con un eventuale progetto di vita. Un vero obiettivo da raggiungere sarebbe quello di acuire la sofferenza per il gap esistente tra sessualità e bisogni relazionali (Stettini P. 2005). 

giovedì 9 gennaio 2014

Gruppi di crescita personale



E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi,
per metterli al posto dei miei,
e tu coglierai i miei occhi
per metterli al posto dei tuoi
poi io ti guarderò con i tuoi occhi
e tu mi guarderai con i miei...

J.L.Moreno

I gruppi di crescita personale sono rivolti a tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso di crescita personale attraverso l’esperienza di gruppo come luogo di trasformazione ed evoluzione.
Il gruppo rappresenta il contenitore naturale dell'essere umano, nel rapporto con gli altri si può conoscere se stessi per sbloccare i nodi della personalità e
fornire nuovi stimoli per la crescita personale.
Attraverso la comunicazione e la condivisione si rendono tollerabili vissuti di dolore, rabbia, paura, solitudine incrementando la conoscenza di se stessi e la propria resilienza.  

Il gruppo è composto da uomini e donne di età adulta.

Il gruppo sarà attivato al raggiungimento di 5 partecipanti e si terrà il venerdì dalle ore 18,00 alle 19,30 con cadenza quindicinale presso la sede di Roma in Via Sannio 37 oppure il sabato mattina dalle ore 11,00 alle 12,30 presso studio privato a Fiumicino.
Il costo a partecipante sarà di 15 euro a incontro.




Per informazioni e prenotazioni contattare la Dott.ssa Veronica Dell’Oste cell. 3286389760 oppure email: veronicadelloste@gmail.com

PUO' ESISTERE LA COMUNICAZIONE NON VERBALE SU INTERNET?


La maggior parte degli studi precedenti suppone che la comunicazione mediata dal computer  manca di spunti di comunicazione non verbale.
Tuttavia, gli utenti di Internet hanno ideato e imparato ad usare le emoticon per aiutare le loro comunicazioni.
Le emoticon o smile sono faccine schematizzate, anche con segni di interpunzione, nate per il bisogno di esprimere un’emozione.
Sebbene le emoticon aiutano a trasmettere emozioni o atteggiamenti (cioè, sostengono o rafforzano le parole di un messaggio più o meno nel modo in cui fanno i segnali non verbali, come un sorriso, una scrollata di spalla o sopracciglia), la presentazione di emoticons è, per necessità, la stessa di quella dei segnali verbali (cioè, scritto come testo in un messaggio).
Segnali verbali e non verbali sono le due grandi modalità della comunicazione umana. Nel definire l'aspetto funzionale della comunicazione non verbale molti studiosi ritengono che l'obiettivo principale è quello di trasmettere messaggi emozionali, mentre l'obiettivo
dei segnali verbali è quello di comunicare idee e contenuti.
Precedenti ricerche mostrano che quando gli utenti di Internet sono di fronte a un puro
testo senza emoticon, la maggior parte delle persone non può percepire la corretta
emozione, l'atteggiamento, l'attenzione e gli intenti.
Invece quando sono aggiunte emoticon nello stesso contesto, la percezione del ricevitore
dei messaggi inizia a cambiare in modo significativo.
Se vengono utilizzate emoticon di opposto significato al testo scritto allora il ricevitore
mostra una estrema differenza di percezione e interpreta in modo confuso il messaggio. Questi studi dimostrano che le emoticon effettuano una funzione di comunicazione non verbale e permettono di interpretare correttamente il livello e la direzione dell’emozione, l’atteggiamento e dell’espressione comunicativa.
Lo studio che sto effettuando esamina le emoticon come strumento di comunicazione che, sebbene presentato come segnali verbali, ha il compito di rappresentare diverse emozioni.
Vi chiedo, gentilmente, di rispondere a questo breve questionario:

https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?pli=1&formkey=dGVRZnRSR1pQWXJBS1JvQkJqQm9DNHc6MQ#gid=0
 

Presto vi darò qualche risultato!!