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martedì 22 marzo 2016

Ad ogni donna, oggi, é richiesto di possedere mille capacità, deve lavorare e curare il focolaio domestico, deve essere forte e gentile allo stesso tempo, crescere i figli e coltivare i propri interessi, deve rispondere alle continue richieste della società allontanandosi dalla reale natura e dai bisogni della propria anima.
Attraverso le storie narrate da Clarissa Pinkola Estes in “Donne che corrono coi lupi” sarà possibile in un contesto protetto e tutto femminile, raccontare e condividere i propri vissuti per riscoprire le radici della propria natura.


Obiettivi
Gli incontri si propongono di affrontare le questioni dell'anima femminile per conoscere la propria femminilità e migliorare il rapporto con se stesse. La donna, da sempre, sente in modo diverso dall'altro sesso, manifestando una sensibilità' che nella storia é stata domata, usata, manipolata e negata. Entrando in contatto con le proprie emozioni si riconquista una forza innata.

Metodologia
Incontri di gruppo in cui, attraverso l’utilizzo della lettura del libro, della musica e del movimento corporeo, le partecipanti potranno entrare in contatto con se stesse e potenziare le proprie risorse personali.



Partecipanti
Donne desiderose di essere attive e coscienti nel Divenire del proprio Essere. Essere libere dagli stereotipi di sottomissione che hanno dominato per secoli.

Quando
Il gruppo si incontra di solito la domenica mattina alle ore 10.00-11.30 con cadenza mensile.
Gli incontri saranno condotti dalla Psicoterapeuta Dott.ssa Veronica Dell’Oste.
Il costo a partecipante sarà di 15 euro per il gruppo d'incontro.

Dove
Presso il centro Erba Sacra di Fiumicino in Via Passo Buole 117 Fiumicino

Informazioni e Prenotazioni
Contattatemi tramite il form, email veronicadelloste@gmail.com oppure 3286389760

lunedì 14 marzo 2016

IL MODELLO UMANISTICO DI ROGERS

Si può utilizzare il modello di Carl Rogers soprattutto nella prima fase di accoglienza del paziente. La Psicologia umanistica riflette la cultura statunitense dell’individualismo e del pragmatismo. Carl Rogers (1902-1987) fu il fondatore di questa tradizione metodologica, dissociandosi dai due approcci prevalenti del tempo: la psicoanalisi e l’approccio comportamentista poiché riteneva che non rispettassero l’unicità del paziente. Rogers sviluppo’ una forma di Counseling non direttivo, definito Approccio Centrato sulla Persona, spostando il focus su come l’individuo si trasformi nel suo percorso di crescita personale verso una crescita ottimale. L’aspetto maggiormente riconosciuto sta nell'enfasi sulla relazione terapeutica quale elemento curativo. Per modificare la personalità sono tre gli elementi più importanti: genuità o congruenza, comprensione empatica e accettazione positiva incondizionata che porta il cliente al cambiamento. La strategia primaria è l’ascolto empatico che mette in gioco la capacità di chiarire e riflettere i sentimenti del paziente, così da restituire l’accettazione incondizionata. La congruenza del terapeuta permette al paziente di stare in un stato non dominato dall'ansia
Con il tempo l’accettazione incondizionata da parte del terapeuta permette al cliente di vedere il proprio sé attraverso la condivisione senza giudizio dei sentimenti e dei pensieri, al di fuori del giudizio giusto-sbagliato.


All'interno del modello Umanistico vengono utilizzate tecniche gestaltiche con lo stesso obiettivo di raggiungere l’autorealizzazione del paziente. La Gestalt cerca di rendere il paziente libero da chi è, e non di essere quello che dovrebbe diventare. I clinici della Gestalt sviluppano un ambiente dove abbia valore il “qui ed ora” così da permettere la crescita e il cambiamento attraverso role play dove si interpretano proiezioni e drammatizzano ricordi, al fine di far acquisire ai clienti maggior consapevolezza delle emozioni da loro provate e dei sentimenti che causano negli altri (Giusti, Ornelli,1999). La tecnica maggiormente conosciuta è quella della sedia bollente,che consente al cliente di proiettare su di una sedia vuota posta di fronte a lui un personaggio immaginario con il quale vuole, o pensa di volere, entrare in relazione: il dialogo che ne scaturisce integra le due polarità delle forza interiori e permette la “chiusura di figure incomplete” e del tutto “maggiore della somma delle parti”.


L'APPROCCIO STRATEGICO INTEGRATO

IL MIO MODELLO

La terapia strategica integrata nasce negli anni '90 e viene ufficializzata nel 2003 con la nascita della Scuola di Psicoterapia Strategica Integrata di Roma. 
La terapia breve strategica si caratterizza dal fatto che il terapeuta, durante i suoi interventi, si assume la responsabilità di influenzare attivamente e in modo diretto il comportamento del paziente (Haley,1963). 


Il terapeuta, nelle prime fasi, è orientato all’estinzione del sintomo e alla risoluzione del problema.
Il paziente partecipa insieme al paziente nel processo di cambiamento.
Uno dei più grandi autori di riferimento della terapia strategica è Milton Erikson 
soprattutto
      - nell'utilizzo di un modello non patologico inteso come non etichettamento del paziente in una categoria diagnostica. Categorizzare il paziente in una classificazione diagnostica non è d’aiuto alla relazione, non ci permette di comprendere la complessità e la realtà del paziente e inoltre non aiuta la persona ad uscire fuori da quella descrizione di sé.

     - Valorizzazione delle risorse della persona.

-    - Utilizzazione di ogni esperienza portata in terapia dal paziente.
-    - Impegno del paziente a rendersi attivo fuori dall’orario delle sedute attraverso esercizi e prescrizioni.
-    - Intervento pianificato e personalizzato per ciascun paziente. 
 
Secondo il modello strategico il problema portato dal paziente può essere sintetizzato in tre punti:
-    La permanenza di un problema nella vita attuale di un paziente è sostenuta da comportamenti presenti e attivi nel contesto in cui egli vive;
-    Questi comportamenti coincidono spesso con le soluzioni tentate dal paziente- e/o dalle persone con le quali intrattiene rapporti significativi- per risolvere il suo problema;
-    L’obiettivo del cambiamento sono le soluzioni tentate (Watzlawick et al. 1974).

Nelle successive formulazione si aggiungono altre fasi che guidano il processo terapeutico al problem solving strategico.