Tutti
siamo consapevoli dell’enorme quantità di conoscenze che abbiamo imparato con
successo fuori l’ambito scolastico o formativo. L’esempio più visibile è
l’apprendimento del linguaggio. Il bambino impara a parlare dentro situazioni
di interazioni significative per lui. La socializzazione linguistica è un
esempio di come si può imparare sempre, in ogni occasione di interazione e
partecipazione alle pratiche comunicative e culturali della comunità in cui si
vive (Ochs, 1988).
Proprio
lo scollamento tra conoscenza scolastica e conoscenza esperta ha prodotto numerosi
studi (Rogoff, Lave, 1984, Sternberg Wagner,1986, Lave, 1988, Chaiklin, Lave,1993),
in contesti di vita quotidiana. L’apprendere scolastico ha delle
caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono da altre forme di apprendimento
che avvengono fuori dalla scuola. Lo
studio che sottolinea questa netta distinzione è l’ormai classico articolo di Resnick (1987, trad. it. 1995) Learning
in school and out.
La
continuità tra i contesti scolastici ed extrascolastici non solo non avviene in
maniera automatica, ma esiste una profonda diversità dell’ ”intelligenza
formale” scolastica, da quella “pratica”
extrascolastica.
La
discontinuità tra questi due contesti rischia di isolare e rendere inerti le
conoscenze acquisite:
“Il
processo di scolarizzazione sembra incoraggiare l’idea che il ‘gioco della
scuola’ consista nell’imparare regole simboliche di vario tipo, senza supporre
che ci sia molta continuità tra quello che si sa fuori e quello che si impara
dentro la scuola. La scuola sta cominciando ad apparire sempre più isolata dal
resto di ciò che facciamo”.(Resnick 1987, trad. it., 1995) .
In
particolare dall’analisi di Resnick dei contesti scolastici ed extrascolastici
si mettono a confronto quattro caratteristiche del funzionamento cognitivo
degli individui:
1)Cognizione
individuale a scuola versus cognizione condivisa al di fuori.
Il
carattere delle attività svolte all’interno del contesto scolastico è
prevalentemente individuale, si richiede ad ognuno di produrre e pensare in
modo indipendente dagli altri (Zucchermaglio, 1996).
Al
contrario il carattere delle attività svolte all’esterno della scuola è
prevalentemente sociale: il lavoro, la vita personale e il divertimento.
2) Attività
mentale pura nella scuola versus manipolazione di strumenti al di fuori.
All’interno
della scuola la forma di attività prevalente è quella che valorizza il pensiero
“puro”, ogni strumento “esterno” come libri e appunti è visto come un sussidio
non permesso. Invece all’esterno della scuola, ad esempio, si ha la disponibilità
di utilizzo del computer per una ricerca, del consiglio di una persona esperta
etc.
3) Manipolazione
di simboli a scuola versus ragionamento contestualizzato fuori della scuola.
L’attività
scolastica si basa fondamentalmente sulla manipolazione di simboli, per esempio
nella matematica dove i concetti difficilmente vengono utilizzati nella vita
quotidiana.
4)Apprendimento
di principi generali a scuola versus competenze specifiche richieste dalla
situazione.
Uno degli obiettivi
principali della scuola è quello di insegnare capacità e principi teorici che
abbiano carattere di generalità, applicabilità e trasferibilità in ogni
contesto (Resnick
1987;
Zucchermaglio 1996). Ma ciò che accade all'esterno della scuola è situato
all'interno di determinate circostanze, quindi, notiamo come le attività richiedono
competenze specifiche per la situazione (Resnick 1987) e dunque dipendenti
dalle risorse e dai vincoli dei contesti d’uso (Zucchermaglio 1996).
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