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giovedì 3 novembre 2016

COSA NON SI IMPARA A SCUOLA



Tutti siamo consapevoli dell’enorme quantità di conoscenze che abbiamo imparato con successo fuori l’ambito scolastico o formativo. L’esempio più visibile è l’apprendimento del linguaggio. Il bambino impara a parlare dentro situazioni di interazioni significative per lui. La socializzazione linguistica è un esempio di come si può imparare sempre, in ogni occasione di interazione e partecipazione alle pratiche comunicative e culturali della comunità in cui si vive (Ochs, 1988).

Proprio lo scollamento tra conoscenza scolastica e conoscenza esperta ha prodotto numerosi studi (Rogoff, Lave, 1984, Sternberg Wagner,1986, Lave, 1988, Chaiklin, Lave,1993), in contesti di vita quotidiana. L’apprendere scolastico ha delle caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono da altre forme di apprendimento che avvengono fuori dalla scuola.  Lo studio che sottolinea questa netta distinzione è l’ormai classico articolo di Resnick (1987, trad. it. 1995) Learning in school and out.
La continuità tra i contesti scolastici ed extrascolastici non solo non avviene in maniera automatica, ma esiste una profonda diversità dell’ ”intelligenza formale” scolastica,  da quella “pratica” extrascolastica.

La discontinuità tra questi due contesti rischia di isolare e rendere inerti le conoscenze acquisite:
“Il processo di scolarizzazione sembra incoraggiare l’idea che il ‘gioco della scuola’ consista nell’imparare regole simboliche di vario tipo, senza supporre che ci sia molta continuità tra quello che si sa fuori e quello che si impara dentro la scuola. La scuola sta cominciando ad apparire sempre più isolata dal resto di ciò che facciamo”.(Resnick 1987, trad. it., 1995) .
In particolare dall’analisi di Resnick dei contesti scolastici ed extrascolastici si mettono a confronto quattro caratteristiche del funzionamento cognitivo degli individui:

1)Cognizione individuale a scuola versus cognizione condivisa al di fuori.
Il carattere delle attività svolte all’interno del contesto scolastico è prevalentemente individuale, si richiede ad ognuno di produrre e pensare in modo indipendente dagli altri (Zucchermaglio, 1996).
Al contrario il carattere delle attività svolte all’esterno della scuola è prevalentemente sociale: il lavoro, la vita personale e il divertimento.

2) Attività mentale pura nella scuola versus manipolazione di strumenti al di fuori.
All’interno della scuola la forma di attività prevalente è quella che valorizza il pensiero “puro”, ogni strumento “esterno” come libri e appunti è visto come un sussidio non permesso. Invece all’esterno della scuola, ad esempio, si ha la disponibilità di utilizzo del computer per una ricerca, del consiglio di una persona esperta etc.

3) Manipolazione di simboli a scuola versus ragionamento contestualizzato fuori della scuola.
L’attività scolastica si basa fondamentalmente sulla manipolazione di simboli, per esempio nella matematica dove i concetti difficilmente vengono utilizzati nella vita quotidiana.

4)Apprendimento di principi generali a scuola versus competenze specifiche richieste dalla situazione.  
Uno degli obiettivi principali della scuola è quello di insegnare capacità e principi teorici che abbiano carattere di generalità, applicabilità e trasferibilità in ogni contesto (Resnick

1987; Zucchermaglio 1996). Ma ciò che accade all'esterno della scuola è situato all'interno di determinate circostanze, quindi, notiamo come le attività richiedono competenze specifiche per la situazione (Resnick 1987) e dunque dipendenti dalle risorse e dai vincoli dei contesti d’uso (Zucchermaglio 1996).

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